Le dipendenze patologiche in epoca COVID-19
I disturbi da uso di sostanze o dipendenze patologiche, rappresentano sempre di più un’emergenza sanitaria e sociale. Con la pandemia dovuta al COVID-19, sono avvenuti alcuni cambiamenti nella diffusione delle sostanze d’abuso, sia nei termini di quali sostanze sono le più consumate, sia nelle modalità con le quali vengono reperite (aumento delle vendite online).
Quali sono le dipendenze tra i giovani?
La Relazione annuale al parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze in Italia del 2021, ha restituito un quadro del primo anno di pandemia da COVID-19 in cui si è assistito ad una maggiore diffusione della cocaina e, tra la popolazione dei giovanissimi, delle così dette ‘Nuove Sostanze Psicoattive’(NPS) con un aumento dei casi di intossicazione.
Nel 2020 il 19% degli studenti di 15-19 anni ha riportato di aver assunto sostanze psicoattive illegali nel corso dell’anno: tra questi il 5,3% ha assunto due sostanze e il 4% almeno tre. La cannabis è stata la sostanza più diffusa, seguita dalle NPS: il 4,1% degli studenti ha riferito di aver utilizzato almeno una volta cannabinoidi sintetici, catinoni sintetici e/o oppioidi sintetici.
Quali sono le nuove droghe? Cosa si intende per ‘Nuove Sostanze Psicoattive’?
Le NPS sono sostanze psicotrope di sintesi (designer drugs) di vario tipo prodotte modificando la struttura chimica di base al fine di ottenere effetti mirati ed eludere transitoriamente la Tabella delle sostanze stupefacenti, vendute in parte via web (solo nel 2020 in Italia sono state individuate 44 nuove molecole). Ecco le principali categorie:
- cannabinoidi sintetici
- catinoni naturali e sintetici
- feniletilammine naturali e sintetiche (ecstasy, derivati anfetaminici, etc.)
- oppiodi di sintesi (fentanyl)
- triptamine naturali e sintetiche
Tra questi i più utilizzati sono i cannabinoidi sintetici, secondi solo alla cannabis tradizionale per diffusione tra i giovanissimi.
Quali sono i cannabinoidi sintetici?
Impropriamente chiamati erba sintetica, sono sostanze chimiche di sintesi che agiscono sui recettori dei cannabinoidi (CB1 e CB2) in modo simile al principio attivo della cannabis naturale (tetraidrocannabinolo, THC), ma con una potenza anche di 1000 volte maggiore. Venduti come ‘spice’, in blend con erbe naturali, sono incensi o composti non destinati all’uso umano. Le spice provocano effetti simili a quelli del THC, ma molto più intensi e duraturi, e sono responsabili di quadri psicotici indotti.
Quali sono i motivi che portano all’uso di sostanze prima e alla dipendenza poi?
Per provare a rispondere vogliamo riproporre il pensiero originale dello psichiatra Massimo Fagioli a tale proposito. In un’intervista del 1998, l’autore della Teoria della nascita, riguardo le cause che portano ai disturbi da uso di sostanze mette l’accento sul ruolo della cultura, al di là delle problematiche personali:
«Non è facile dire come si arriva alla droga. […] E’ semplice e banale parlare di disagio più o meno giovanile, di depressione, di angoscia […] Che sotto all’assunzione di droga ci siano queste cose, […] è chiaro; il fatto poi che molte persone, pur essendo depresse, pur essendo angosciate, pur avendo difficoltà, non arrivano alla droga ed altre sì, può dipendere dall’ambiente familiare-culturale che frequentano […] Io punterei sul fatto culturale-sociale […] direi anche che è proprio la cultura che va accusata e modificata: perché quando c’è un’impostazione psichiatrica per cui il disturbo dipende dalla droga, c’è un discorso preciso di favorire la droga. Quando si dice che lo psicofarmaco cura, quando si dice che la malattia è organica ecc., questo è un elogio della droga. Il messaggio culturale è proprio questo: è la droga che vi rende sani e felici come vi rende malati e infelici, il che è completamente falso. Il discorso dell’essere sani e felici o, viceversa, malati e infelici, dipende dalla ricerca dei rapporti interumani, dipende dalla ricerca su questa nostra realtà psichica […] è proprio il concetto di malattia organica, è proprio la cultura della droga, per cui è con la droga che noi potremmo risolvere problemi di depressione. […] Si tratta di lottare contro questa cultura […]».
Bibliografia
Fagioli M., Sulla “cultura della droga” due interviste a confronto, Il Sogno della farfalla, 3/98, pag. 5-9.
Relazione annuale al parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze in Italia, https://www.politicheantidroga.gov.it/media/3070/relazione-annuale-al-parlamento-2021.pdf.
Sito di informazione sulle sostanze d’abuso, https://danno.ch/sostanze.
Dott. Alessio Giampà, psichiatra e psicoterapeuta